martedì 21 maggio 2013

自動販売機 jidouhanbaiki, ovvero lo stile giapponese del "come vuoi, quando vuoi"

Sarà capitato a molti di voi, durante un viaggio in Giappone di notare quelle che io definisco "distese" di distributori automatici. Soprattutto nelle località turistiche, ad esempio a Kamakura (vd. foto), ci sono dei punti dove si possono trovare anche una decina di macchinette tutte affiancate, che offrono i più disparati servizi.
Kamakura - distesa di distributori automatici
La differenza tra un comune distributore automatico e la jidouhanbaiki sta proprio qui: non solo snack, caffè e bibite fredde, ma anche bevande in lattina calde, cibo, come ad esempio instant noodles, biancheria intima e perfino insetti vivi.
In tutto in Giappone se ne contano circa 265 milioni! Credo sia il paese al mondo con la più alta concentrazione di distributori automatici.

Una mole così grande di macchinette porta con sé non pochi problemi in ordine di consumo energetico ed inquinamento. Essendo attive 24 ore su 24, le jidouhanbaiki consumano molta corrente elettrica, che si somma al già strepitoso consumo di elettricità da parte del Giappone. Inoltre, per quanto riguarda i distributori di caffè e bevande calde (del tutto simili alle nostre) o quelli di cibo, si aggiunge a ciò un ingente quantità di rifiuti...bicchieri di carta e palettine, ma anche bottigliette di plastica e lattine. 

I lati positivi di questa abbondanza e varietà di distributori automatici sono che ovviamente a qualsiasi ora e in qualsiasi posto possiamo avere più o meno tutto ciò che desideriamo e come lo desideriamo. Accanto ai classici distributori di biglietti, gli ATM, i parchimetri, troviamo i distributori di bevande, calde e fredde. Tra le varie funzioni, come del resto in quelli occidentali, c'è la possibilità di aggiungere o togliere lo zucchero, ma anche di aggiungere o togliere il ghiaccio. Inoltre, cosa che io trovo molto carina e utile, anche per le bevande in lattina (si parla ovviamente di tè o caffè) è possibile selezionare la modalità caldo-freddo...una vera manna, nelle giornate fredde! Se a questo sommiamo la possibilità di effettuare le operazioni in assoluta autonomia e senza doversi rivolgere agli sconosciuti (cosa che a quanto pare soprattutto fra i giovani giapponesi sta diventando una consuetudine), ecco spiegato il proliferare del fenomeno. Per i distributori che vendono tabacchi, dato che è vietato fumare per i minori di 20 anni, è previsto l'utilizzo di una card chiamata TASPO (たばこのパスポート tabako no pasupōto, ossia passaporto per sigarette) che ha memorizzati al suo interno i dati relativi all'età del possessore. Inoltre può essere usata come una sorta di carta prepagata, lasciando all'utente la possibilità di scegliere se pagare in contanti o meno.

Vi consiglio di consumare la vostra bevanda o snack in prossimità del distributore stesso: ho constatato a mie spese che non sono molto diffusi i cestini per la raccolta dei rifiuti. Si trovano agevolmente in prossimità del distributore di turno, ma poi nulla. Perciò in alternativa dovrete, come facevamo noi, portarvi dietro la bustina per i rifiuti :) il che non è molto comodo...dato che a volte soprattutto le lattine in borsa lasciano il ricordino :). Altrimenti, non lasciatevi sfuggire il successivo distributore automatico, accanto al quale troverete di sicuro il bidone per i rifiuti.
Naturalmente, non aspettatevi di trovare rifiuti per strada, non è proprio nelle corde dei giapponesi...ora che ci penso, la prossima volta che vedo il prof dovrò chiedergli: ma i giapponesi, dove gettano i rifiuti quando sono fuori casa? 
ma questa è un'altra storia...


Tutto quello che vi serve sapere per utilizzare una jidouhanbaiki (bevande calde/fredde):

あつい/あたたかい (atsui/atatakai)= caldo (targhetta rossa)
つめたい (tsumetai) = freddo (targhetta blu)
さとう (satou) = zucchero
ミルク (miruku) = latte
こおり (koori ) = ghiaccio

è possibile inoltre aumentare o diminuire a seconda dei propri gusti la quantità di zucchero e latte oppure escluderli del tutto (si parla ovviamente dei distributori di bevande sfuse):

なし (nashi) = senza
少ない (sukunai) = poco
多い (ooi) = molto

per il resto, icone e frecce vi guideranno agevolmente all'acquisto...


giovedì 16 maggio 2013

La natura nella musica

Recentemente, ho assistito ad un seminario molto interessante sulla musica tradizionale giapponese.
A parte la carrellata storica dalle origini fino alle porte della modernità, la cosa che mi ha colpito di più è stato il fatto che ancora una volta un aspetto culturale giapponese è risultato fortemente influenzato dalla natura.
I giapponesi hanno sempre avuto un rapporto molto stretto con la natura: non dimentichiamo che la religione autoctona del Giappone, lo Shintoismo è una religione di tipo animistico ossia i suoi kami (approssimativamente traducibile con "dei") sono presenti nella natura, in forma di rocce, fiumi, laghi e quant'altro.
Tutto questo nel mondo musicale tradizionale, si è tradotto con la ricerca costante di suoni sporchi (credo si possa dire così), non perfetti...sempre diversi, ad imitazione dei suoni della natura. Effetto ottenuto attraverso l'uso di strumenti molto semplici e del controllo della voce.
In questa prospettiva, ossia del voler il più possibile dotare di spontaneità l'esecuzione musicale, da secoli, nelle scuole di musica "classica" la trasmissione avviene per via rigorosamente orale, con l'allievo che impara nelle prime lezioni semplicemente ascoltando. Solo in un secondo momento, avviene l'approccio con lo strumento, imitando il maestro. Nel teatro Kabuki (sviluppatosi nel periodo Edo), l'orchestra suona senza direttore d'orchestra, figura non prevista. Il risultato è l'armonioso amalgamarsi di musica, danze e canto.

Qui di seguito propongo una breve panoramica degli strumenti tipici del teatro Kabuki...poiché  trovo impossibile spiegare a parole le sonorità che producono, ho aggiunto dei video. Provate a lasciarvi trasportare dalla musica, dai suoni. Ascoltare questa musica mi fa rilassare tantissimo...se chiudo gli occhi mi sembra di sentire dell'acqua che gocciola, il vento tra gli alberi o un fiume che scorre in lontananza. Il canto di un uccello sconosciuto. Non sembra anche a voi?

Shakuhachi ("otto suoni" 尺八): è un  flauto di bambù venuto in voga durante il periodo Edo (1600 - 1867), costituito da una semplice canna di bambù con quattro fori sul davanti e uno sul retro. In realtà questo flauto produce ben più di otto suoni ed è capace di produrre una serie suoni sporchi che lo rendono così speciale. La nota non è mai uguale e lineare, ed è ben udibile il soffiare del musicista, come a voler imitare il soffiare della brezza.



Altri strumenti tipici sono lo shamisen e il koto
Lo shamisen (三味線) è una chitarra a tre corde. Il musicista si serve per suonarla del bachi, ossia il plettro: la combinazione di dita e bachi contribuisce a produrre la gamma di suoni tipici dello shamisen. Sembrerebbe uno strumento originario di Okinawa e tradizionalmente costruito in legno rivestito di pelle.  


Infine, abbiamo il koto (箏), particolarissimo strumento anch'esso a corda. Il koto si presenta come una sorta di chitarra-arpa orizzontale. Munito di tredici corde rigorosamente di seta, è inoltre dotato di un sistema di ponticelli mobili che permette un'ampia varietà di accordature. Viene tradizionalmente suonato "a pizzico" con l'ausilio di tre piccoli plettri fissati su pollice indice ed il medio della mano destra, mentre con la sinistra, muovendo opportunamente le corde, si ottengono abbellimenti dei suoni.
Anche in questo caso, tutti questi accorgimenti sono volti alla costante ricerca di una somiglianza coi suoni della natura, con la sua varietà infinita di suoni e ritmi.



Ma anche in contesti più attuali, la musica giapponese continua a presentare questa tendenza verso l'imperfezione della natura. Originatosi nei primi anni del '900 come manifesto politico, il genere Enka, stile musicale cantato, nonostante le sonorità sempre più occidentali, ancora oggi è caratterizzato dall'uso particolare della voce da parte dei cantanti. Con variazioni che alle orecchie occidentali possono a volte quasi far pensare a stonature, riescono ancora una volta a riprodurre sfumature indefinite sempre in accordo con lo spirito musicale giapponese.

Per concludere, la combinazione di strumenti che mi ha colpito di più: il fue (笛) con lo tsuzumi  (鼓).
Si tratta di uno strumento a fiato e di uno a percussione. La particolarità dell'esecuzione è che i due musicisti suonano improvvisando, completando uno i silenzi dell'altro in una sorta di disposizione dei suoni nello spazio. L'effetto è molto suggestivo e ancora una volta è forte il richiamo a sonorità naturali.



mercoledì 15 maggio 2013

Nel paese delle meraviglie di Saru

私がこの世でいちばん好きな場所は台所だと思う。

Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina.

Inizia così uno dei miei romanzi preferiti, Kitchen di Yoshimoto Banana. 
Per me, quel luogo speciale è il Giappone. 
Non saprei dire com'è iniziata, un po' per caso immagino, come per tante altre persone. Da semplice curiosità, l'interesse per il Paese del Sol Levante è diventata quasi una malattia che mi ha spinto negli anni a compiere scelte forse agli occhi di molti incomprensibili, ma per me più che giustificate.
Si sente spesso parlare di "mal d'Africa" ...beh, io ho scoperto che esiste il "mal d'Asia" che per me è più un "mal del Giappone". Ma perché parlare di male? In realtà mi entusiasma tutto ciò che riguarda la cultura nipponica. Sono ben consapevole che non v'è rosa senza spine...e il Giappone ne ha tante, come tutti gli altri paesi del resto. Ma fa parte dell'innamoramento...il Giappone senza i suoi "lati negativi" non sarebbe quello che è e che mi affascina.

Japan at first sight - Narita International Airport
Quando nel 2009 sono riuscita a metterci piede per la prima volta, l'emozione è stata tanta...tutto quello che avevo sempre immaginato tramite i racconti dei miei prof giapponesi e italiani, saggi, romanzi, manga, film, resoconti di altri fortunati viaggiatori era lì davanti a me...ed era esattamente meraviglioso come mi era sembrato. 
Spero di poterci ritornare presto, la nostalgia è davvero tanta.
Intanto, la ricerca continua...non sono ancora arrivata alla meta, perché forse una meta in realtà non c'è. Mi godo il viaggio, siete tutti i benvenuti ^_^

それでは、
a presto...


私がこの世でいちばん好きな場所は台所だと思う。

The place I like best in this world is the kitchen.



So begins one of my favorite novels, Kitchen by Banana Yoshimoto.
For me, that special place is Japan.
I do not know how it all started, a little by chance I guess, as for so many other people. From simple curiosity, interest in the Land of the Rising Sun has become almost a disease that has pushed me over the years to make choices, that maybe sounded incomprehensible to all. 
We often hear of "mal d'Afrique" ... well, I have discovered that there is a "mal d'Asie", that for me is more like some kind of saudade of Japan. But there is nothing really bad in that...actually excites me everything about the Japanese culture. I am well conscious that every rose has its thorn ... and Japan has many, like all other countries after all. But it's part of being in love ... Japan without its "downsides" would not be what it is and that fascinates me.


When in 2009 for the first time I went in Japan, the excitement was so great ... everything I had always imagined through the stories of my Japanese and Italian teachers, essays, novels, manga, film, stories of other lucky travelers...was there in front of me... and it was exactly as wonderful as it seemed.
I hope to be back soon, nostalgia is really great.
Meanwhile, the search continues ... have not yet reached the goal, perhaps because there really is not a destination. I enjoy the journey, you are all welcome ^ _ ^

それでは、
see you soon